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Intervista a Graziano Cesari

 

La moviola di Cesari: "Decisioni in area corrette, manca il rosso a Lenglet"GRAZIANO CESARI I PORTIERI SONO POCO TUTELATI

 

Leggi questa interessante intervista con l'ex arbitro Graziano Cesari in cui parla dei portieri.


Il punto di vista di uno dei più grandi arbitri dell’epoca moderna dal calcio degli Anni ’90 all’utilizzo della tecnologia per risolvere casi controversi

“Ho cominciato a fare l’arbitro perché amavo tantissimo fare sport anche se non ero un grande giocatore di calcio. Il mio sogno era la Promozione ligure perché avevo l’obiettivo di avere i guardalinee”. Graziano Cesari è stato uno dei più grandi arbitri dell’epoca moderna ed è anche un apprezzato opinionista televisivo. Insieme a lui abbiamo voluto fare un viaggio nel mondo degli arbitri per scoprire quegli aspetti meno noti al pubblico e ai calciatori.

È stato uno dei fischietti protagonisti di molte partite importanti sia in Italia che al livello internazionale. Ma come si può gestire la tensione di una gara di questa importanza?

“Caratterialmente sento pochissimo la pressione. Mi preparavo per l’evento ma non lo subivo. Nella mia carriera sono stato uno tra gli arbitri al mondo con più spareggi. Non avevo la testa per una manifestazione sul lungo periodo, ma sulla partita secca riuscivo a dare il mio meglio”.

In queste sfide particolari, è importante arrivare pronti sia fisicamente che mentalmente. Le squadre hanno uno staff capace di far affrontare ai giocatori la partita nel migliore dei modi, ma un arbitro come si allena?

“Ho sempre lavorato con un preparatore atletico e nel contempo lavoravo con uno psicologo che mi ha aiutato a mantenere stabilità a livello mentale oltre che gestire al meglio l’evento. L’equilibrio per un arbitro è importante e soprattutto il suo linguaggio verbale e non verbale. La cosa più importante è l’atteggiamento”.

Graziano Cesari - WikipediaParlando di atteggiamento, però, spesso e volentieri a tutti i livelli si vede un’attitudine negativa non solo da parte degli atleti ma anche dei direttori di gara. Come è possibile migliorare questo aspetto?

“Troppe volte vedo degli arbitri boriosi e alla ricerca di protagonismo. Occorre essere autorevoli senza essere autoritari perché sono sicuro che se c’è rispetto si possono affrontare più serenamente anche i momenti difficili delle partite.”

Oltre a questo aspetto, sembra che l’utilizzo del VAR non sia servito a stemperare molto le polemiche. Si è passati dalle accese discussioni televisive dei programmi degli Anni ’90 sugli errori arbitrali a confronti su come viene sfruttata la tecnologia.

“Premesso che avrei voluto avere il VAR quando ancora arbitravo perché mi avrebbe aiutato a fare meno errori. Ma prima di pensare allo strumento video che implica anche infrastrutture importanti, basterebbe riflettere su come l’utilizzo della bomboletta o della goal line technology hanno risolto molte problematiche. Oggi, tutte le barriere sono alla distanza regolare e non ci sono più discussioni sulle situazioni goal – non goal. Probabilmente non si è voluto essere tempestivi sull’introduzione di alcuni dispositivi perché, forse, serviva un calcio che facesse discutere”.

Il regolamento, soprattutto sul fuorigioco, è cambiato molto nelle ultime stagioni. Sebbene il VAR abbia dissipato i dubbi sulle situazioni al limite di difficile valutazione a velocità normale, forse sarebbe utile discutere su un aspetto: il fuorigioco di un giocatore solo sulla linea del tiro e non nello specchio della porta. Un giocatore presente nell’area piccola, anche se non direttamente coinvolto, reca sicuramente disturbo a un portiere.

“È un aspetto interessante che sicuramente mi trova anche d’accordo. Sarebbe opportuno riflettere su come migliorare i regolamenti attraverso un confronto con gli attori protagonisti del gioco e il punto di vista dei portieri sarebbe utile”.

Una volta si diceva che il portiere nell’area piccola non poteva essere toccato e, sempre, nelle uscite basse veniva saltato dagli avversari. Oggi si vedono molte cariche nei pressi della porta e nelle situazioni di uno contro uno, l’attaccante spesso cerca l’impatto per garantirsi un rigore. Non sarebbe opportuna una maggiore attenzione anche da parte dei direttori di gara?

“Il portiere ad oggi è poco tutelato. È inutile negarlo. Non sarebbe difficile nemmeno garantire una certa tutela perché l’area piccola è delimitata in maniera visibile e quello spazio dovrebbe essere un territorio protetto per il portiere. Questo anche se purtroppo oggi non è così. Serve maggiore sensibilità da parte degli arbitri anche sotto questo aspetto”.

Andrea PasquotIntervista realizzata da Andrea Pasquot