In giro per l'Italia

Stefano Scali allenatore portieri Trento promosso in serie C

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STEFANO SCALI ALLENATORE PORTIERI TRENTO PROMOSSO IN SERIE C

Stefano Scali è nato a Trento il 7 agosto del 1988 ed è residente a Lavis sempre in provincia di Trento. Iniziò il suo percorso da portiere nel settore giovanile del Lavis, poi il passaggio al Mezzocorona impiegato tra Juniores Nazionale e serie D. A seguire Alta Vallagarina, Fersina e Vallagarina dove arrivò nel 2009 per rimanere a difesa dei pali fino al 2013. Nel 2013 il passaggio al Trento dove tra Promozione, Eccellenza e serie D ha giocato fino alla stagione 2017/2018. Stefano ha conseguito il patentino da allenatore dei portieri dilettante e settore giovanile e il patentino Uefa B. Dal 2016 al 2019 ha allenato i portieri nel settore giovanile del Centro Federale di Borgo Valsugana e della rappresentativa territoriale Under 15 femminile. Nella stagione 2018/2019 è diventato il preparatore dei portieri dell’Under 16 e dell’Under 17 e di tutta l’attività di base del Chievo Verona. Dal 2019 è preparatore dei portieri e coordinatore area portieri dell’A.C. Trento 1921.


Mister raccontaci innanzitutto che stagione è stata la tua e in generale:
premetto che sono Trentino Doc, mio padre ha giocato per il Trento negli anni d'oro della C ed è stato il giocatore del secolo. Per tutti questi motivi, è un grande onore per me far parte di questa società, vi garantisco che ho i colori gialloblù nel sangue. La stagione è stata super positiva, ho avuto modo di lavorare benissimo, con a disposizione tutti gli strumenti di cui potevo aver bisogno. Anche lo staff è stato unito fin da subito e abbiamo collaborato alla grande.


Con i tuoi portieri com’è andata?
Il lavoro con i miei allievi è stato fatto nelle migliori condizioni possibili, con Cazzaro avevo già un anno di lavoro alle spalle, con gli altri invece è nato un rapporto di lavoro graduale ed equilibrato. Cazzaro mi ha aiutato a trainare gli altri due ragazzi, il tutto per farli adattare al mio modo di lavorare ed alla mia metodologia. All'inizio, come in tutte le situazioni, c'è stato un periodo di ambientamento, di adattamento e conoscenza tra di noi gruppo di portieri; piano piano ci siamo legati sempre di più. I tre ragazzi hanno lavorato alla grande, sempre dediti al lavoro e con grande voglia di imparare. Non ho da rimproverare a loro nulla, anzi, come ho detto a tutti loro durante il riscaldamento nell'ultima partita a Chions, sono orgoglioso e sono stato fortunato ad averli sotto la mia ala per tutta la stagione. Cazzaro è ovviamente quello che ha giocato di più, un 99 con già esperienze pregresse in D, penso che i video e i voti dei quotidiani abbiano rispecchiato a pieno la sua annata, super positiva e mi verrebbe da dire ad alti livelli. Come gli ho sempre detto durante la stagione, ha portato a casa e per il gruppo tra i dodici e tredici punti, non pochi per un portiere under in una squadra di vertice. Matteo, quest’anno è cresciuto esponenzialmente, il lavoro fatto l'anno prima lo ha aiutato ad ambientarsi e a fare bene, il nostro, è un rapporto speciale che in due anni si è ancor di più consolidato. Ronco ha giocato un po' meno, devo dire che mi ha sorpreso per atteggiamento e qualità, un ottimo profilo under, basti pensare che è un 2002. Avendo sempre fatto settore giovanile, aveva meno esperienza di Cazzaro in categoria, ma quando è stato chiamato in causa, ha risposto sempre presente, con prestazioni molto buone. Come Baldessari, è un prodotto del nostro settore giovanile, all’inizio ha fatto un po' fatica ad adattarsi alla mia metodologia di lavoro, poi, consolidati alcuni aspetti, è cresciuto a vista d'occhio. Hanno fatto a mio giudizio tutti un campionato al di sopra della media del girone, errori tecnici proprio rari e pochissimi errori di valutazione. Penso che la vittoria finale, possa essere anche il giusto premio per il nostro lavoro insieme. Baldessari non ha mai giocato ma è cresciuto tanto, è un ragazzo che si allenerebbe dieci volte alla settimana pur di migliorare. Anche a lui va un mio grosso plauso per tutto quello che ha fatto per il gruppo e per la squadra. In Trentino, la cultura del ruolo è ancora indietro, purtroppo le basi non sono ancora così consolidate in regione.

L’A.C. Trento 1921, dopo due campionati vinti in splendida sequenza (eccellenza 2019/2020, serie D 2020/2021) ritorna nei professionisti e nei palcoscenici che le appartengono. Quanto è stata dura questa incredibile cavalcata?
La cavalcata è partita da molto lontano, io lo so bene perché ero presente quando il presidente Giacca ha preso in mano le redini della Società. Il grande merito va a lui e a tutto il CDA; anche negli anni più difficili il Pres. non ha mai mollato ed ha sempre rilanciato.  La svolta è arrivata sicuramente due anni fa, quando è arrivato Gementi come Direttore sportivo. La società ha avuto fiducia in lui e il nostro ds l'ha ripagata alla grande. È riuscito a riportare entusiasmo in città con un doppio salto di categoria, al quale hanno contribuito tutti gli addetti ai lavori; quando dico tutti, dico proprio tutti! Ovviamente la cavalcata è stata tosta e difficile, non è facile gestire le pressioni di una piazza così, ma tutti abbiamo fatto i l nostro dovere per realizzare questo grande sogno di riportare il Trento in C.  In particolar modo, quest'anno è stato il vero momento della svolta. Tutti ci davano per favoriti e lo si sa bene, è più difficile vincere se devi vincere per forza; nonostante le avversità del COVID e le molteplici partite giocate a distanza ravvicinata, siamo riusciti ad ottenere questa grande vittoria. Un plauso va fatto anche al gruppo giocatori, penso che, in tutti i miei anni, prima come giocatore e in seguito da allenatore (con questo ho vinto 6 campionati di cui 2 di D), non ho mai visto un gruppo squadra così unito e forte. È stato tutto perfetto, è stata un’annata indimenticabile per chiunque: anche nelle difficoltà siamo riusciti ad andare al 110%.


Descrivi a tutti gli addetti ai lavori lo Stefano Scali preparatore dei portieri
Questo è il terzo anno che alleno (prima giocavo ed allenavo nel tempo libero, ho fatto parte dei centri federali territoriali per tre anni ed anche della rappresentativa femminile under 15 territoriale) sono molto giovane ma ho sempre avuto una gran voglia di allenare. Quando ho capito che questa voglia prevaleva sul giocare, ho deciso di smettere e dedicarmi a questo ruolo a 360 gradi. Il mio percorso vero e proprio nasce grazie a Paolo Calefati che tutt’ora lavora per la Juventus, Paolo mi ha fatto fare dei Camp sia a Sestriere che a Vinovo e mi ha introdotto nella loro metodologia di lavoro. Quella è stata la svolta, giocavo ancora e da lì ho deciso di smettere e di fare solo l'allenatore dei portieri.  L'anno dopo, con le competenze raccolte proprio grazie a lui, sono andato a Chievo per fare U17-16 e tutta l'attività di base. La metodologia che portavano avanti a Verona era molto simile a quella a cui mi ero avvicinato, ho avuto la fortuna di conosce Squizzi e Pavesi, due grandissimi allenatori dei portieri che mi hanno aiutato a perfezionarmi. L'anno seguente, ho deciso di tornare a Trento da allenatore dei portieri della prima squadra per portare avanti da solo, il mio metodo di lavoro.  In questi anni, non è mai mancato l'aggiornamento, proprio grazie a Paolo, ho conosciuto Daniele Borri. Reputo Daniele un grandissimo professionista, con lui ci sentiamo spesso e nello stesso tempo mi ha dato modo di confrontarmi con dei professionisti veri. Infine, ho avuto l’occasione di interagire di persona con Claudio Filippi, l'emozione è stata forte e sicuramente anche lui con la sua grandissima esperienza ha saputo arricchire il mio bagaglio. Tutto ciò, per spiegare che arrivo da un percorso di questo genere, porto avanti idee condivise con loro e la loro metodologia, una metodologia che si basa sull'allenamento della tecnica analitica, applicata e situazionale. A differenza di come mi sono sempre allenato da portiere, dove si lavorava molto sulla tecnica abbinata alla condizione fisica, la grande differenza che applico nei miei allenamenti è lo scindere queste due componenti. Lavoro di forza, velocità passi, frequenza etc a parte, per poi sviluppare tutto il lavoro di tecnica. Penso che i portieri vadano allenati in funzione della partita, quindi ricreare situazioni di gioco è il mio credo.


Spiegaci la tua metodologia, il tuo credo di lavoro:
Quindi la mia seduta tipo è la seguente:
Attivazione: riscaldamento a secco e parte fisica (forza, rapidità passi, frequenza passi, psicocinetica...)
-Adattamento con tecnica analitica
-Lavoro di tecnica applicata
-Lavoro su situazione di gioco
Ovviamente per costruire i miei allenamenti va fatto uno studio degli avversari, di solito ricreo le azioni più pericolose delle squadre che troviamo la domenica.


La tua settimana tipo come si sviluppa?
 La settimana tipo invece è così strutturata:
martedì pomeriggio: prevenzione + gestione spazio porta / difesa della porta - uscite basse in attacco palla
mercoledì mattina: lavoro di forza specifica
mercoledì pomeriggio: trasformazione della forza con dei lavori di tuffo laterale, attacco palla a muro o uscite alte
giovedì pomeriggio: lavoro podalico
venerdì pomeriggio: rapidità e frequenza passi + uscite alte
sabato mattina: rapidità e frequenza passi - reattività (es. scudo, deviatori, etc)
 Quando avevamo la partita infrasettimanale:
 lunedì pomeriggio: rapidità e frequenza passi + difesa porta / gestione spazio porta+ parte di forza per chi non ha giocato
martedì mattina: rapidità e frequenza passi + reattività (es. scudo, deviatori, etc)
mercoledì: gara
giovedì pomeriggio: lavoro podalico + parte di forza per chi non ha giocato
venerdì pomeriggio: rapidità e frequenza passi + uscite alte
sabato mattina: rapidità e frequenza passi - reattività (es. scudo, deviatori, etc)


Mister portiere giovane o portiere vecchio nei dilettanti?
Credo che il portiere vecchio ti dia più garanzia di non "perdere punti", che ti mantenga un equilibrio negli errori. Il giovane è sicuramente più propenso all'errore e quindi più pericoloso.  Il mio credo è che in Italia i portieri vengono sempre additati perché sbagliano, ma in realtà tutti commettono errori, dalla serie A alla terza categoria. Io credo che si debba lavorare molto di più sulla gestione dell'errore nel settore giovanile, per farli arrivare più sereni e tranquilli nel salto di qualità. Vedo sempre di più portieri contratti e che non rischiano per paura, dobbiamo iniziare a togliere questo timore. Premesso questo, io credo che la soluzione più ovvia sia quella di affidarsi ad un portiere vecchio, quella più rischiosa ad un under. Ma per come ragiono io, a prescindere da queste valutazioni, noi nel nostro ruolo possiamo fare la differenza. Ho sempre amato lavorare con i giovani perché sono più facili da modellare, quindi dico portiere under. Sono un romantico ma penso che con un portiere giovane, se si creano i giusti presupposti si può davvero trasmettere tanto, con Cazzaro è stato così.


I portieri (se ci sono) che ti hanno colpito nel girone e non, sia giovani che in quota:
Premetto che mi aspettavo un livello un pochino più alto in serie D, ad essere sincero nel mio girone in pochi mi hanno colpito; se dovessi proprio fare dei nomi tra tutti direi Dadone, arrivato a metà stagione a Mestre, Marocchi dell'Adriese (ben impostato) e appena sotto Aldegheri del Caldiero.

Come si sta evolvendo il ruolo del preparatore dei portieri a tuo giudizio, in generale ma anche nello specifico della tua zona, tenendo conto dell’analisi del portiere, dell’analisi dell’avversario e della metodologia dell’allenamento:
Secondo me si sta cercando di dare sempre di più risalto al ruolo da qualche anno a questa parte in tutta Italia. Già il fatto che veniamo definiti allenatori e non preparatori, è un attestato importante. Credo che però ancora oggi ci sia poca attenzione al nostro ruolo, meritiamo molto di più. In Trentino-Alto Adige, la situazione è molto critica a mio parere, l'ho potuto constatare nei tre anni di centri federali. La cultura del ruolo è nulla nei settori giovanili ed ancora meno nell'attività di base, i migliori tra noi allenano tutti le prime squadre. Anche la metodologia è rimasta quella di un tempo, non è stata innovata e non si è evoluta. Nel mio piccolo sono riuscito a creare a Trento una struttura di lavoro che va dalla prima squadra fino ai più piccoli portieri del nostro settore giovanile. Ho impostato la mia metodologia nella società in modo da lavorare tutti in un'unica maniera e con lo stesso verbo. Ho due bravissimi collaboratori che mi hanno aiutato a realizzare tutto questo e che condividono il mio pensiero di lavoro. Giongo per attività agonistica e Peroni per attività di base. L'idea futura è incrementare il lavoro inserendo altre figure che si allineino al nostro pensiero, ci stiamo lavorando. Credo che qui stiamo facendo in piccolo quello che fanno le società top in Italia, un lavoro condiviso dai più piccoli ai più grandi. Per colpa del COVID quest'anno, abbiamo potuto fare pochino, ma nelle mie idee c'è un continuo aggiornamento sia dentro che fuori dalla società, riunioni per visionare allenamenti e condivisione e confronto a 360 gradi per migliorare la nostra metodologia. Credo che senza unione di intenti e confronto non si vada da nessuna parte.  Stiamo facendo un qualcosa di unico sul territorio regionale.

Tutto il vostro Staff con a capo Mister Parlato, ha appena ricevuto la meritata conferma per la prossima stagione in Lega Pro. Quali sono i vostri obbiettivi e pensi che si possa andare avanti con questo gruppo portieri?
La conferma ammetto che c'è stata e sono felicissimo, ho stretto un ottimo rapporto con mister Parlato e mister Dal Degan, il suo secondo. Continuare il percorso iniziato quest'anno insieme, sarà sicuramente un ottimo punto di partenza, ci conosciamo bene e abbiamo affinità. Purtroppo, in quest'ultimo anno, ho cercato di fare il corso da professionista a Coverciano ma essendo stato sospeso per revisione e per Covid, mi è stato comunicato che non possono darmi una deroga. Credo sia vergognoso da questo punto di vista non ammettermi con deroga e non invitarmi al prossimo corso centrale (gli allenatori che hanno vinto la serie D si, noi allenatori dei portieri no) e questo per spiegare a mio giudizio che serve molto più rispetto e più attenzione per il nostro ruolo. Ovviamente non farò io le scelte in merito al gruppo portieri ma mi piacerebbe ovviamente continuare con questi ragazzi. Sono giovani, magari ancora non completamente pronti ad un simile salto, ma hanno fame e voglia di emergere. Questo fa la differenza in tutto, sportivo e non.

Mister a chi vorresti dedicare quest’ennesima promozione?
La dedica ovviamente va in primis a mia moglie, da anni mi sostiene in questa mia passione. Ho tolto tanti momenti alla mia famiglia, ma ad oggi sono stato ripagato di tutto e lei lo sa e mi sostiene ogni giorno. Poi, ovviamente la dedica va a mio figlio che è nato quest'anno, poco prima della vittoria del campionato, l'11 marzo, 11 come i titoli che ho vinto ad oggi con il Trento. Non per ultimi ai miei genitori, i miei primi sostenitori che mi hanno supportato e favorito in ogni parte del mio percorso calcistico, loro sono davvero quelli che hanno fatto la differenza per la mia crescita sportiva.  Io quest'anno ho lavorato ed allenato, in una serie D dove si puntava a vincere, ma in generale per esperienza, in questa categoria è davvero difficile far conciliare il tutto. Non nego che dopo diversi anni che porto avanti lavoro e calcio sono arrivato abbastanza stanco e provato alla meta, ma poi le vittorie e i successi personali cancellano tutte le fatiche.  Ho tolto diverso tempo alla mia famiglia, il calcio è una mia grande passione ed il mio sogno più grande è quello di allenare i portieri come lavoro e cercare di salire di livello. Bene, loro lo sanno e mi hanno sempre supportato in tutto ciò.

Chiudiamo con un saluto ad Apport e una considerazione su quanto può essere importante l’aggiornamento per il ruolo:
Vorrei ringraziare Apport perché so che si sta battendo ormai da molti anni per dare risalto al nostro ruolo. Abbiamo bisogno di considerazione e di essere riconosciuti, quindi un grande plauso per il lavoro svolto. Vorrei salutare tutti i miei colleghi e tutta l’Associazione perché credo fortemente nell'unione di intenti, proprio per questo ritengo Apport l'amalgama giusta per tutti noi. L'aggiornamento è essenziale per la crescita di un allenatore dei portieri, il calcio cambia rapidamente e il ruolo del portiere pure. Se non ci aggiorniamo, se non ci confrontiamo, se non parliamo tra noi, non si va da nessuna parte. Ad esempio, nel Trentino, la cultura del ruolo è ancora indietro, purtroppo le basi non sono ancora così consolidate da noi in regione. In generale credo che tutti possano apprendere da tutti, dal professionista al dilettante e viceversa, c'è sempre il modo di imparare. Rimanere nel proprio orticello è controproducente e non porta a nessun tipo di crescita.

 

 

 

Intervista realizzata da MATTEO DELLA BARTOLOMEA